Mi sono occupato delle competenze di vita, le cosiddette humanities, richieste nel mondo del lavoro secondo il World Economic Forum. Ho, così, già affrontato il tema della creatività, dell’intelligenza emotiva e del pensiero critico. Continuo la trattazione con altri tre aspetti decisivi per le soft skill richieste ai neoassunti delle multinazionali di tutto il mondo: flessibilità cognitiva, capacità di coordinarsi con gli altri e di gestire le altre persone. Scopriamo, al tempo stesso, in che modo il Metodo Autobiografico Creativo, sulle cui tecniche artistiche e narrative si basa l’Art Coaching Smart School che ho fondato, diventa strumentale a risvegliare e, talvolta, a potenziare le risorse personali.
Soft skill e flessibilità cognitiva
La flessibilità cognitiva, la soft skill che il World Economic Forum colloca al decimo posto delle competenze per ordine di importanza, è legata strettamente
- alla creatività,
- all’intelligenza emotiva e
- al pensiero critico.
Trovare risposte in situazioni inusuali, a stimoli o provocazioni inaspettati obbliga la persona a fare ricorso alla sua adattabilità al nuovo e all’imprevedibile. Non tutte le persone, tuttavia, sono capaci di agire con disinvoltura al di fuori della zona di comfort.
I più, infatti, appaiono rigidi e refrattari al cambiamento. Solo i più bravi, preparati e consapevoli, così, riescono a modificare il registro e rimodulare i comportamenti in base al cambiamento di regole e di compiti. Ecco perché solo le persone più equilibrate, quelle che esprimono un buon livello di benessere interiore e che sanno instaurare una relazione onesta che con se stesse, sono anche quelle più flessibili.
Rigidità e pensiero fisso
In azienda, ad esempio, se i collaboratori non sposano intimamente le ragioni profonde dei cambiamenti ma, piuttosto, vi si adattano per ragioni di convenienza o sopravvivenza, molto spesso finiscono per soffrire, alla lunga, delle trasformazioni (alle quali mal si adattano), finendo per pagare con il malessere la rigidità della propria personalità.
Viceversa, il senso di responsabilità, verso se stesse, i colleghi e l’azienda, di persone dotate di “locus of control interno” le aiuta a scoprire
- valori,
- emozioni e
- motivazioni
che riprogrammano, all’indirizzo di nuovi obiettivi,
- il pensiero critico,
- la resilienza e
- le risorse personali.
Coordinarsi con gli altri
La capacità di coordinarsi con gli altri è la qualità più ricercata dalle aziende. Ma, purtroppo, è anche la più difficile da trovare in natura. Per questo le aziende investono cospicue risorse per le attività di team building e team training. Per il World Economic Forum, questa competenza viene al quinto posto.
Posizione condivisibile, date le priorità e, soprattutto, date le competenze pregresse che un individuo deve possedere prima di riuscire a ritagliarsi uno spazio importante nel lavoro di squadra:
- creatività,
- controllo emozionale (o intelligenza emotiva, con tutto quello che comporta, dall’autostima alla fiducia),
- pensiero critico e
- flessibilità
caratterizzano le persone che sanno esprimersi bene e performare ad alti livelli in gruppo. Ci sono, tuttavia, persone che non percepiscono la collaborazione per obiettivi comuni e impostano il lavoro sul clima di competizione, che ingenera sentimenti come l’invidia, perché hanno difficoltà a stare a stretto contatto con gli altri.
Leader a tutti i costi
A meno che non occupino posizioni leader (ma diventando, in tal caso, leader autoritari e oppressivi). Alcune delle ragioni, in situazioni di questo genere, sono proprio l’insicurezza e la bassa autostima che dipendono, a loro volta, da uno sbilanciamento tra
- l’immagine ideale di sé (ciò che vorrebbero essere) e
- la reale percezione delle proprie capacità (ciò che realmente sono).
Sbilanciamento che stride con il bisogno di
- autoconsapevolezza,
- flessibilità,
- dialogo e
- benessere interiori
che caratterizzano i soggetti emotivamente intelligenti. Per questo, data l’importanza che negli ultimi anni hanno acquisito
- la leadership condivisa,
- l’auto-organizzazione e
- il lavoro di squadra all’interno delle strutture lavorative,
saper collaborare con gli altri è una qualità inalienabile.
Persone così fatte sanno organizzare il proprio lavoro, sanno darsi priorità e modificarle, se necessario. Non che esse non incontrino le difficoltà di tutti ma la flessibilità e la capacità di inserirsi in qualunque momento nel flusso di lavoro diventano loro alleate nei momenti di crisi, di interruzioni o di black-out, che, in ogni caso, esse devono saper fronteggiare, forti del supporto del team.
La soft skill del leader
La gestione delle persone è la quarta soft skill del World Economic Forum. Benché, infatti, si possa possedere un’innata predisposizione alla leadership, le persone che hanno esperienza di collaborazione in team sono quelle che, più di altre che si improvvisano leader, posseggono le conoscenze e le abilità necessarie per guidarli.
La soft skill precedente è, dunque, auspicabile.
Di sicuro, essa richiede un elevato livello di intelligenza emotiva e di empatia, perché il compito del leader non si riduce solo a organizzare una struttura di lavoro ma prevede il difficilissimo compito di
- gestire,
- motivare e
- valorizzare
risorse umane che, per definizione, sono intrinsecamente fragili. Specie alla luce dell’involuzione del mercato del lavoro nel nostro Paese, che richiede ai leader anche creatività, per trovare soluzioni innovative alle sfide, e flessibilità cognitiva, per rapidi adattarsi ai cambiamenti, sia interni che esterni.
Auspicabile, dunque, che gli operatori posseggano queste qualità. In tutti i casi, ci sono scuola di formazione che preparano ad esprimere il pieno potenziale.
0 commenti