Che cosa vuol dire comunicare con intelligenza emotiva? Cioè, in che modo la comunicazione si sposa in definitiva con la consapevolezza delle nostre emozioni, la consapevolezza di noi stessi, la consapevolezza della nostra dimensione sociale e della gestione corretta delle relazioni con gli altri? La premessa è nella necessità di riflettere su come tutta la nostra unicità si esprima nella nostra comunicazione – che, quindi, crea relazione con gli altri – e su quanto sia fondamentale possedere un’egemonia su tutto questo. Serve, infatti, consapevolezza per correggere opportunamente gli elementi disfunzionali dei nostri comportamenti che, attraverso l’uso della parola, hanno il potere di rendere inefficaci e infelici le relazioni.
Comunicazione e consapevolezza
Dal mio punto di vista, non dovrebbero esistere tecniche di comunicazione, perché è contraddittorio che debba esserci una tecnica per esprimere, attraverso un atto linguistico, quello che realmente si prova in una data situazione. È come camuffare e, di conseguenza, mistificare il messaggio profondo che, in tal modo, perde la sua autenticità. Meglio parlare di percorsi di consapevolezza – ad uso dei viventi parlanti – per arrivare a capire che tutta la nostra storia, ciò che noi siamo, e le nostre emozioni sono contemporaneamente presenti in ogni nostro atto, sia esso un comportamento verbale, non verbale o para-verbale.
Una simile ammissione di responsabilità ha il dono di portare l’attenzione sulla necessità che tutto questo a noi debba esser noto, se il nostro obiettivo è puntare alla felicità delle relazioni.
La felicità è, infatti, un concetto “tipicamente femminile” che, etimologicamente, rimanda alla forza creatrice, alla fertilità e alla maternità. Quindi, si realizza con un atto sociale che va molto oltre il singolo individuo. Per questo si esprime nella comunicazione coerente con gli altri, atto in cui e di cui “aver cura”, al fine di costruire invece di distruggere.
Benessere e relazioni
Per comunicare bene, allora, occorre ben-essere. L’armonia, la lotta tra gli opposti che tiene in equilibrio le nostre esistenze, nasce dal coraggio di
- esplorare,
- osservare da un altro punto di vista le luci e le ombre della nostra storia che si esprimono nei comportamenti manifesti e, finalmente,
- conquistare la consapevolezza di come le stesse luci e ombre possano rendere efficaci o inefficaci i nostri modi di essere.
Con gli altri, al fine di orientarli opportunamente a generare fiducia nelle relazioni, ma anche e soprattutto con noi stessi, perché un dialogo interiore franco ha il potere della pacificazione che porta benessere anche nelle relazioni con il mondo.
Star bene, dunque, deve essere per noi il veicolo per creare delle relazioni gratificanti.
Il potere della parola
Riporto, allora, un bellissimo contributo che il Professor Pietro Salvatore Reina ha scritto per il mio libro “Comunicare con intelligenza emotiva”, contributo che credo possa sintetizzare opportunamente la missione di avere e di concepire un percorso basato sulla consapevolezza di sé e sugli atti comunicativi intenzionali per costruire delle relazioni sane.
Uno degli aspetti chiave dell’opera “Comunicare con intelligenza emotiva” (volume e corso online) è illustrare, riparare e spiegare le parole, i fili del discorso che tessono, legano e danno un senso alla nostra vita. Stefano Centonze ci ricorda che l’uomo non è solo zoon politikon, sulle spalle del gigante Aristotele, ma anche zoon logon echon, il vivente che possiede la parola. Il logos è diverso dal muggito e dal grugnito di un animale: il logos è una voce che esprime piacere, gioia, dolore; il logos consente di discutere su cosa sia giusto e ingiusto, bene o male.
Solo attraverso il logos si perviene
- alla collaborazione,
- allo scambio,
- all’amicizia tra gli uomini.
Comunicare con intelligenza emotiva
In poche parole, Comunicare con intelligenza emotiva è uno strumento su come migliorare la qualità delle relazioni per migliorare la qualità della vita, della vita di ciascuno di noi e della vita delle nostre città, e su come tornare a essere cittadini della parola, delle parole e del linguaggio. Un vademecum che, come pochi altri pubblicati, offre una strada, una via, un percorso, un itinerario per entrare realmente e meravigliosamente in contatto con l’altro, con gli altri.
In un testo incastonato nella silloge “Le parole che ci salvano” del critico letterario Giovanni Pozzi si legge: La parola è il tratto distintivo dell’uomo non perché aggiunto alla sua natura ma perché suo costitutivo. L’uomo nasce, si sviluppa, si modella e si esprime entro un linguaggio. Ma il linguaggio porta necessariamente al dialogo ed è perciò la piattaforma sulla quale si realizza l’incontro io-tu.
Credo che con le parole di Giovanni Pozzi si possa decisamente dare inizio allo studio del modello dell’intelligenza emotiva per una buona comunicazione con gli altri.
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