Il “Metodo Autobiografico Creativo con la Tecnica della Fiabazione”, basato sulle fiabe autobiografiche per l’intelligenza emotiva e la crescita personale, metodo che ho scritto e fondato per la formazione dei professionisti dell’educazione e del mondo aziendale, mira al raggiungimento di una più adeguata consapevolezza riguardo il personale modo di comunicare e di relazionarsi con gli altri. Narrare di sé attraverso il linguaggio metaforico della fiaba, infatti, ha l’effetto di scarica delle tensioni e di catarsi, proprio perché è il modo più diretto per entrare in contatto con le parti più profonde della storia personale e dare loro vita e voce. Dal punto di vista dinamico (Freud sosteneva che le favole aiutano a “dire”), la narrazione della fiaba può essere ricondotta a processi intrapsichici profondi, che uniscono su di uno stesso cammino il protagonista della storia fiabesca e il protagonista di una storia realmente vissuta (che poi è la storia di chi la scrive).
Le fiabe autobiografiche
Raccontarsi permette, infatti, all’adulto di
- scoprire di avere una storia,
- di ricostruirla e
- di chiarire quella storia a se stesso,
ricostruendola e rileggendone significati del presente che attribuiscono un senso differente al tutto. Naturalmente, grazie al potere dei simboli (l’aiutante magico) che convertono i limiti in punti di forza e le frustrazioni in fiducia, motivazione, autostima. Il tutto mentre il racconto procede
- in un tempo sospeso (c’era una volta…),
- nell’altalena dei ruoli opposti (protagonista e antagonista) e
- nella danza delle tensioni e delle distensioni (difficoltà, viaggio e lieto fine) dietro cui si celano sfide e soluzioni.
Esperienze da salvare
In tal modo, apprendere nuovamente e per altra via le ragioni del percorso personale e professionale, dei successi e dei fallimenti, aiuta l’adulto a rendersi conto che le esperienze vissute, consapevolmente o inconsapevolmente, meritano di essere salvate.
Poiché sono proprio quelle che influenzano il modo di
- essere,
- pensare e
- comportarsi.
Fiabe per la comprensione di sé
I contenuti spesi nella narrazione, utilizzati ed elaborati, allora, aiutano a
- comprendere se stessi,
- a farsi comprendere dagli altri e, di conseguenza,
- a comprendere gli altri.
Se, dunque, da una parte, l’autobiografia creativa permette di svelarsi a se stessi mediante metafore, d’altro canto, si rivela strumento privilegiato per favorire negli adulti l’attitudine a
- riflettere sul personale modo di generare e padroneggiare talenti,
- esprimere e finalizzare competenze e
- maturare consapevolezza sulle personali capacità di gestire e combinare quei talenti e quelle competenze.
La funzione formativa
In tal senso, la funzione formativa dell’autobiografia creativa è una modalità di cura prima di tutto verso se stessi, e, successivamente, verso gli altri, attraverso percorsi di
- autoconsapevolezza e
- di crescita personale.
Del resto, è quello che accade nei percorsi di training per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva: arrivare ad attribuire significati che vanno oltre i linguaggi simbolici tipici della fiabazione, sostituendovi gli episodi della vita reale.
La funzione di pacificazione
Trattando del rapporto con le parti buie della personalità, quelle che sono convogliate nell’Ombra, mi sono già occupato del tema della proiezione sugli altri delle zone occulte e ostili della personalità e di come sia importante integrare e assorbire questa parte impervia prima che si rivolti contro.
In che modo possa accadere tutto ciò lo abbiamo ritrovato nelle mille facce della creatività: con l’arte, il teatro, la musica, la scrittura, la lettura, la poesia. Per questo la fiaba autobiografica è un atto catartico, un esorcismo che mette faccia a faccia con se stessa la persona, prima della sua evoluzione verso la conquista del Sé, nella prateria della piena e consapevole individuazione.
D’altro canto, la funzione di pacificazione è strettamente connessa con la funzione autoesplorativa a cui aggiunge, tuttavia, l’indagine introspettiva intorno alla
- ricerca dell’equilibrio,
- tolleranza della frustrazione (o, se vogliamo, alla resistenza emotiva),
- ricerca dell’autocontrollo, soprattutto rispetto al peso del giudizio esterno, tema oggi fin troppo sentito dalla vita social dei più, allorquando esso interferisca con la piena realizzazione di sé.
Tutti temi funzionali al perseguimento della pace interiore che è poi anche pace con il mondo delle relazioni.
Charles Dickens
Questa idea è, peraltro, ben rappresentata dalla cinematografia. Nel film “Charles Dickens, l’uomo che inventò il Natale”, ad esempio, è narrata la storia di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi che, tuttavia, prima di partorire il libro “Un canto di Natale”, ha dovuto confrontarsi a lungo con la sua ombra e con le sue aree d’inefficacia.
Solo grazie a questo confronto con se stesso e all’armonia (come lotta fra gli opposti) ritrovata, Dickens riesce a regalare all’occidente letterario un romanzo ispirato che, appena dopo l’uscita (siamo nel dicembre del 1843), contagia milioni di persone con sentimenti di perdono, fratellanza, compassione e amore che restituiscono al Natale quei sentimenti di calore, di affetto e di famiglia a cui tutti siamo ancora oggi abituati.
Il messaggio è così rivolto a tutti: perdonarsi e far pace con se stessi, impegnandoci ogni giorno a essere autenticamente un po’ più noi stessi, è l’unico modo per essere d’aiuto a qualcuno. Altrimenti, si finisce per essere d’aiuto solo a se stessi o per assecondare bisogni insoddisfatti.
0 commenti