Voglio condividere con voi delle riflessioni su quello che sta accadendo in questo momento. Vi propongo un punto di vista “altro” per leggere questo momento, per inviare un messaggio di speranza, un messaggio che in qualche modo sia positivo.
Ascoltando questo messaggio voi potrete essere d’accordo con me oppure potrete considerarmi – per dirla con un eufemismo – un romantico visionario. Vi prego, tuttavia, di considerare tutto quello che io vado a raccontarvi e tutto quello che io vedo in questa situazione come il frutto di una ricerca. Perché, se sono arrivato a queste conclusioni, è solo frutto di studio, di una visione d’insieme, di una visione dell’oltre che oggi, permettetemi questa considerazione, noto mancare mediamente. Eccovi, dunque, il testo integrale del video che ho diffuso dal mio canale YouTube.
Emergenza Coronavirus
Sembra quasi che, per arginare l’emergenza del Coronavirus, si stiano prendendo tanti provvedimenti parcellizzati che onestamente non so se risolveranno la difficoltà che stiamo vivendo. Lo spero, come ognuno di voi. E, come ognuno di voi, credo serva affrontare bene questo momento, esattamente come credo che serva darsi una risposta a queste domande:
- C’è davvero da avere paura del Coronavirus?
- E quanta paura dobbiamo avere?
- Fino a che punto tutto quello che sta accadendo è giustificato alla paura della diffusione del contagio di questa pandemia?
Ma la mia domanda è, soprattutto: “Che cosa accadrà dopo?”
Perché questo momento, come tutte le cose, appartiene ad un ciclo, ai cicli dei sistemi viventi e, in un modo o nell’altro, dovrà terminare. Quando sarà terminato, allora, che cosa resterà? Qual è il messaggio positivo che si può desumere dalla visione ottimistica di questo momento storico, che è un momento storico, economico, politico, culturale, sociale?
Vi offrirò, dunque, la mia idea nel modo più chiaro e tranquillo possibile, affinché ognuno possa farsi una sua idea, nella libertà di accettare o meno un punto di vista che è, in ogni caso, personale.
Paura da Coronavirus
Io credo che il nostro nemico principale, in questo momento, più ancora del Coronavirus sia la paura del Coronavirus.
Il Coronavirus esiste, c’è poco da fare: davanti al rischio di una pandemia, è davvero il caso di avere una grande attenzione per quello che sta accadendo e di affrontare questo momento nel rispetto delle indicazioni che vengono diramate dalle Istituzioni. Tutti, nessuno escluso.
Occorre, quindi, avere rispetto sia per il virus, sia per la paura della gente per la sua diffusione pandemica. Occorre avere rispetto, occorre riconoscere che il pericolo della diffusione di un contagio esiste concretamente… Anzi, che è già tra di noi. E, in quanto tale, bisogna fare in modo di mettere in campo tutte le intelligenze di cui siamo capaci per contenerne gli effetti.
Ma immaginate per un attimo che questa patologia, questo virus sia stato concepito da qualcuno, pensato da una mente superiore. Perché, se una mente superiore avesse architettato un momento come quello che stiamo vivendo, lo avrebbe fatto unicamente per salvarci dal grave rischio di estinzione che corriamo e contro cui sembrano esserci pochi, inefficaci rimedi.
Fino ad ora.
Sì, perché quello di cui cercherò di convincervi è che, per assurdo, questo momento avrà il potere di salvare il genere umano dall’autodistruzione.
A rischio di estinzione
Alla fine di ottobre dello scorso anno, durante il Congresso “Isola Creativa” di Cefalù, ho parlato di come la mancanza di rispetto tra le altre persone – che è principalmente una mancanza di rispetto per se stessi – abbia esacerbato la mancanza di cura per tutto ciò che appartiene al genere vivente e che si osserva dall’irriverenza dell’uomo verso il clima, verso l’ambiente e la natura.
In quell’occasione ho ricordato ai presenti che alla fine di luglio dello scorso anno, esattamente il 29 luglio, noi abbiamo celebrato lo shout down day, cioè il giorno in cui esauriamo le risorse che vengono prodotte dal pianeta e che dovrebbero bastarci per un intero anno. Pensate che la stessa ricorrenza nel 2018 era caduta la fine di ottobre. Nel 2019, dunque, è caduta due mesi prima.
Sapete che significa?
Significa che utilizziamo in maniera così improba e selvaggia le risorse che produce il pianeta, che presto non ci sarà più niente da sfruttare, che c’è tanto benessere da non accorgerci degli sprechi, della quantità di materiale che disperdiamo nell’ambiente, che crea i cambiamenti climatici e che sta producendo
- lo scioglimento dei ghiacciai (al punto che verremo sommersi dalle maree),
- l’inquinamento dei mari,
- dell’aria che respiriamo.
E tutto a causa della mal-educazione dell’uomo e dal poco amore che ha per se stesso. Dal rispetto verso noi stessi, infatti, dipende il rispetto che abbiamo per gli altri e verso il mondo circostante, dai sistemi di comunicazione, alle relazioni. Di conseguenza, gli effetti del clima di accresciuta
- conflittualità tra la gente,
- di aggressività e
- addirittura di odio
si stanno ribaltando sul nostro rapporto con la Terra e con le sue risorse: se io non ho rispetto di me, non posso aver rispetto dell’altro e del contesto in cui egli vive, cioè dell’ambiente. Il rispetto è come l’amore: non si può amare il prossimo senza amor proprio.
Se, in altre parole, io non conosco questa parola, il rispetto, non mi preoccuperò più di tanto di arrecare un danno, tanto questo non è affare mio. Tanto tutto questo non mi tocca.
Allentare le relazioni
Ora immaginate ancora per un attimo che si debba far qualcosa per resettare questa patologia virale, che è anche una patologia sociale che deriva unicamente dal fatto che oggi c’è troppo benessere, troppa ricchezza e che le persone si possono realmente permettersi di entrare con troppa facilità nella disponibilità di tutto.
Che cosa questa mente superiore avrebbe concepito per ripristinare, creare un riequilibrio tecnologico nel sistema vivente che coinvolge tutto il genere umano? Ecco l’unico reset possibile in questo momento è al livello delle relazioni: se io perdo le relazioni con gli altri, dopo sarò più attento a valorizzarle. E questo mi porterà a credere e a convincermi che la collaborazione non sia vivere confusi, come nella società liquida di Bauman, ma a distanza. Se siamo distanti gli uni dagli altri, ognuno rintanato in casa propria, forse prendiamo coscienza dell’altro. La distanza è uno spazio di luce che può ancora permetterei di “notare” che esiste un altro. Cosa che abbiamo dimenticato. E’ come il silenzio per la parola.
Ecco che stare insieme ma distanti acquisisce un senso diverso. Senza che nessuno lo abbia capito o detto, ci isoliamo per salvare il mondo. Stando un po’ da soli, recupereremo il rispetto per noi stessi e per gli altri che ci salverà dall’autodistruzione.
Mi viene in mente l’immagine della fisarmonica che ora si apre e che si chiuderà dopo, per accorciare di nuovo le distanze, quando lo scampato pericolo renderà più bello intessere vecchie-nuove relazioni, intrise di nuovi significati e di nuovo senso.
I sabotatori di se stessi
Siamo orientati all’autodistruzione perché siamo i più cattivi e determinati nemici di noi stessi. Ma se, per un momento, proviamo ad agire su di un sistema differente, cioè su di una paura che può far leva sulle coscienze di tutti, intendo la paura dell’estinzione, possiamo comprendere l’importanza dei sistemi vitali, basati sulle relazione e sul concetto stesso di civiltà che nasce dal contatto con gli altri che abbiamo magistralmente sabotato.
Dove nasce questo malessere? Io credo di aver individuato il nucleo nel consumismo e nella globalizzazione. È lì che si annidano gli effetti del malcostume diffuso nel sistema vivente degli umani. Anche la globalizzazione, allora, al pari di altri avvenimenti ciclici che caratterizzano i sistemi viventi, doveva prima o poi ricevere uno scossone di assestamento e riequilibrio.
Se anche in parte, in definitiva, siete d’accordo con me, non potete non ammettere che il caos imperante nelle relazioni sia diretta conseguenza dell’indifferenza dell’uomo agli stessi drammi che produce. Allora, esiste una matrice relazionale che va registrata per correggere il sistema quando va in disequilibrio.
Il riequilibrio dei sistemi viventi
Che i sistemi viventi tendano spontaneamente al riequilibrio ce lo insegna il corpo umano. Se sale la glicemia, ad esempio, interviene la secrezione d’insulina a riequilibrare i picchi. Poiché esiste anche un corpo collettivo, come insegnano, tra gli altri, gli scienziati evoluzionisti, Jung, con l’inconscio collettivo e gli archetipi, e la fisica quantistica, che oggi è tra la più fedeli alleati della psicologia, il funzionamento, a livello di riequilibrio omeostatico, è analogo ma in scala sociale.
Ecco i “corsi e ricorsi” di Giambattista Vico che, ciclicamente, si sbilanciano per poi tendere nuovamente all’equilibrio.
Così
- una guerra si alterna ad un periodo di pace,
- un boom economico ad una depressione,
- l’inflazione alla deflazione.
Che cosa doveva accadere allo squilibrio portato dalla globalizzazione? No, non il Coronavirus ma i suoi effetti di rallentamento della curva discente dell’intero genere umano. Perché adesso bisogna rallentare tutto. Fino a fermarsi del tutto.
Che vi piaccia o no.
Ma proprio questo ci salverà.
Per inciso, è una fortuna che si tratti “solo” di quello. Ovviamente, dico per dire che è “solo” quello: è e resta una cosa molto seria. E tante persone stanno morendo di questo in tutto il mondo. Purtroppo. Ci vuole rispetto e silenzio assoluti in questi momenti.
Però, poteva anche essere
- una guerra mondiale,
- il rischio di impatto imminente di un asteroide sulla Terra o
- un altro e più grave evento estintivo
a farci apprezzare nuovamente il valore delle relazioni.
L’ossimoro della relazione
Le relazioni vanno male? Con il Coronavirus stiamo a distanza per salvarci. E se ci avviciniamo…a non meno di un metro, per favore! E’ l’ossimoro della relazione, la relazione senza relazione. Ma in questo modo torneremo ad apprezzare la vicinanza, il calore, il contatto, la condivisione.
Ve lo immaginate che cosa accadrà nelle nostre piazze quando potremo di nuovo uscire per le vie delle nostre città?
In realtà, lo sapete bene perché lo ha già scritto Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi“. Per Manzoni, la peste di Milano è provvidenziale, perché, una volta portata via dalla salvifica pioggia che lava le nefandezze degli uomini, essi potranno tornare ad abbracciarsi e a volersi bene.
Ecco, io spero che, di tanto in tanto, non dobbiamo correre il rischio di estinguerci per ritrovarci.
Questo momento sia per tutti d’insegnamento: l’amore è l’unico antidoto alla morte.
Che la fisarmonica si chiuda. E che la vita abbia inizio. Pensateci quando vi troverete di nuovo in fila davanti ad un supermercato. Distanti ma uniti.
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