La ricerca intorno all’Ombra è diventata uno dei territori più vasti di ricerca in ambito scientifico, letterario, cinematografico e artistico. Robert Bly, poeta tra i massimi esponenti dell’arte di ispirazione junghiana, afferma che l’uomo deve acquisire una cultura dell’ombra, attraverso qualsiasi forma artistica, come mediatore, che sostenga e incoraggi questa ricerca. Ad esempio, il fatto che manchino, al tempo d’oggi, figure di iniziazione maschile, ha reso fragile, insicuro e violento l’uomo contemporaneo. Per recuperare se stesso, allora, egli deve recuperare la sua immagine originaria e il mondo dell’uomo naturale. Ma non può farlo senza guardare al suo lato oscuro. Senza, in altre parole, “mangiare l’ombra”, incontrarla e assorbirla.
Che cos’è l’Ombra?
Possiamo dire che nell’Ombra confluiscono tutti gli aspetti che una persona
- consciamente rifiuta ma che
- inconsciamente possiede,
- intensamente teme di sé e che,
- in ogni caso, presto o tardi, dovrà affrontare
per progredire nel suo percorso di crescita personale (o di individuazione, come scrive Jung).
L’Ombra, in altre parole, è un’immagine, la rappresentazione del fiabesco Guardiano della soglia. È l’immagine che meglio di qualunque altra rappresenta l’essenza e il funzionamento dell’inconscio. Perché lo traduce in immagini e lo sottrae alla vaghezza concettuale in cui, per decenni, lo ha relegato la psicoanalisi.
Con la sua traduzione in immagini e, quindi, in forma artistica, grazie all’ombra attraverso cui è osservabile, l’inconscio diventa meno impervio. Al tempo stesso, esso diventa
- sceneggiabile,
- visibile,
- rappresentabile,
- vivente e
- parlante.
Il rifiuto dell’Ombra
Per questo compare nel cinema, con l’Impero del male di George Lucas in “Guerre Stellari” e con “Dickens – l’uomo che inventò il Natale” -, per il cinema, con “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde“ (il più eloquente romanzo psicoanalitico) di Robert Louis Stevenson nella letteratura e in molte altre produzioni creative e letterarie.
L’eterna lotta tra bene e male che caratterizza la vita e le sue traduzioni artistiche e letterarie spiega il rifiuto cosciente dell’uomo di affrontare quest’immagine. Prendere atto che l’ostilità che proviamo per alcune persone è la stessa che proviamo per nostri aspetti di cui non siamo consapevoli e che, a causa di questa inconsapevolezza, ci provocano avversione e rabbia è già assorbire l’Ombra e iniziare a dialogarci.
Ecco come compaiono gli aspetti di cui abbiamo più paura: con l’odio che esprimiamo verso individui che esprimono tratti della nostra personalità che proiettiamo su di loro. Per questo l’odio, in fondo, può essere utile.
Di che cosa è fatta l’Ombra?
Ma l’Ombra non è necessariamente qualcosa di negativo, benché possa diventarlo se viene ignorata. Per Bly, l’Ombra è un enorme sacco invisibile che ci portiamo sulle spalle dalla nascita, sacco in cui dal primo momento abbiamo messo tutto quello a cui i nostri genitori ci hanno chiesto di rinunciare e a cui abbiamo obbedito per non perdere il loro amore.
Piuttosto, accostarsi ad essa significa avvicinarsi con autenticità alla metafisica della personalità e, implicitamente, al problema del bene del male. Le persone, infatti, desiderano essere aiutate a trovare il loro posto ma vivono nel disorientamento che genera lo stridore tra
- false identità,
- false coscienze e
- proclami di grandi ideali.

Vuotare il sacco
Allora diventano nevrotiche, senza sapersi dare una spiegazione. Ma la spiegazione è una sola: nell’anfratto ignoto della vita apparentemente illuminata delle persone c’è un’ombra che reclama il suo spazio.
Per questo, quando viene liberata dal sacco, il primo contraddittorio effetto che sortisce sugli uomini è permettere loro di accettare la depressione.
Se, infatti, un individuo rifugge o rifiuta la depressione, riconoscendo come positiva solo la posizione euforica, finisce per proiettare la sua gigantesca Ombra, fatta di
- lutto,
- oscurità e
- dolore negati (e che non ammette di riconoscere in se stesso),
sugli altri.
Robert Bly e l’Ombra
Ammettere l’Ombra, mangiarla, assorbila, al contrario, consente di fare pace anche con gli aspetti depressivi della personalità che sono insiti nella natura umana.
Scrive Robert Bly: “Attraverso questo costoso, dannoso, dispendioso e ingannevole gettar fango che alla fine arriviamo a prendere contatto con il fango che il [nostro] corvo si è ritrovato sotto i piedi.”
Ma serve uno strumento d’indagine che riavvicini alle zone buie. Come
- il linguaggio,
- la scrittura o
- la creatività.
Scelto il modo e il momento giusto, dialogare con l’Ombra (e con il corvo con cui si manifesta), quando è tempo di vuotare il sacco, diventa evolvere se stessi.
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