“Occorre che i docenti si formino e si aggiornino, al di là della logica dell’attestazione, tanto per togliersi dalla coscienza un obbligo formativo da albo professionale. Solo così si risolleverà la scuola”. Le parole sono di Salvo Amato di Professione Insegnante, nell’ultima parte dell’intervista a “Isola Creativa”, evento nazionale di Artedo su “creatività e intelligenza emotiva a scuola“. Che continua: “Questa bulimia sta prendendo piede anche tra gli insegnanti. È mia opinione che gli insegnanti, invece, debbano prendere consapevolezza di poter mettere in pratica le competenze acquisite, al di là della teoria che fa da tappezzeria. Credo che, in altre parole, motivando e formando i docenti alle pratiche che funzionano, saranno capaci di ottenere buoni risultati”.
Le buone prassi da replicare
SA: Quello che tu e Artedo, il tuo ente accreditato al Miur, proponete intorno all’intelligenza emotiva può creare buone prassi da mettere concretamente in campo nell’insegnamento delle diverse discipline?
SC: Certo. Una buona pratica è sapere come personalizzare un insegnamento per coinvolgere, entusiasmare, motivare, interessare gli studenti. A partire da chi ne ha più bisogno. Potrebbero anche essere tutti. Con pazienza, l’insegnante creativo che conosce bene ogni suo studente può ideare strategie coerenti con i suoi scopi. Nelle mie conferenze, nei miei corsi, sia in presenza che a distanza, lo spiego diffusamente. Ma devo fermarmi davanti alla richiesta di soluzioni “prêt-à-porter” per casi troppo specifici. Mi spiego meglio.
Mi capita che l’insegnante mi chieda: “Ho un studente demotivato a venire a scuola. Che posso fare?” Purtroppo, nel campo nelle scienze umane non esistono manuali che possano comprendere questo tipo di soluzioni standard. Perché parliamo di persone e con persone. E le persone son tutte diverse tra loro. Anche gli insegnanti. Io rispondo, in genere: “Se ci pensi, la risposta ce l’hai solo tu.
- Chi è questo ragazzo?
- Come vive?
- Perché non viene volentieri a scuola?
- Qual è il rapporto con i suoi compagni?
- E a casa?
- Qual è la sua storia affettiva?
- Come va nelle altre materie?
- Con chi lega di più fuori dall’ambiente scolastico?
- Che cosa ama?
- Che cosa lo entusiasma?
- La tua lezione lo interessa? Perché?
- Come fai lezione in classe?
Se ti guardi davanti allo specchio, che rimandi dai al tuo modo di comunicare con i ragazzi? Che cosa puoi fare per cambiare, tenendo presenti tutte queste informazioni? D’altro canto, non conosco la tua materia. Insomma, posso provare a spiegarti che cosa amano mangiare i pesci ma l’esperto pescatore resti comunque tu.”
L’intelligenza emotiva a scuola
L’intelligenza emotiva è una life skill, una competenza che la creatività può aiutare a sviluppare. Insieme forniscono idee al docente creativo. Il mio compito, in altre parole, è aiutare le persone a scoprire la loro vena creativa che permetterà di rimodulare, in modo sempre nuovo e funzionale, le informazioni emotive (prima di tutto su se stesse) e le conoscenze in funzione di un obiettivo.
Per questo, l’intelligenza emotiva non segue una disciplina ma la persona, perché non riguarda l’insegnante ma l’uomo. Che sia professore di lettere, matematica, inglese o religione non fa alcuna differenza. È la persona che deve formarsi (alla creatività e all’intelligenza emotiva): l’insegnante è già formato (a spiegare ciò che sa).
La creatività del docente
SA: Tu proponi un paradigma in cui l’insegnante sia abbastanza elastico nel proporre le proprie attività ma spesso troviamo insegnanti, come me, che vogliono degli esempi pratici in alcuni contesti difficili da gestire.
SC: Ti rispondo con un esempio. Un giorno, in un Liceo Classico di una cittadina in provincia di Catania, l’insegnante di lettere dell’ultimo anno, al termine della conferenza, mi chiede: “Domani devo spiegare il terzo canto del Paradiso di Dante. Ai ragazzi piace poco. Che posso fare per interessarli?” E come questa domanda, ne ricevo a decine del medesimo tenore.
Ci ho pensato un attimo, mentre facevo spallucce, prima di rispondere così: “Tolga i banchi. Faccia leggere a ogni ragazzo una terzina a modo proprio, in movimento nella stanza, stabilendo un ordine. I ragazzi staranno attenti… Poi, crei un gioco di voci, ad esempio, facendo interpretare con il corpo. Il giorno dopo faccia portare delle musiche e chieda a ognuno di leggere con il proprio sottofondo musicale. Vedrà che ameranno Dante e impareranno il terzo canto del Paradiso di cui, personalmente, non ricordo nulla. La continuazione, però, deve idearla lei, altrimenti resterà senza soluzioni per la lezione di dopodomani.”
Non so se ho risposto….
Creatività ed emozioni
È la creatività che fa incontrare le emozioni. Ma sono entrambe risorse personali che vanno allenate, se no si atrofizzano. Il docente creativo, allora, sa come far leva sulle emozioni che agevolano l’apprendimento perché è allenato. Non perché qualcuno gli dirà come fare. Poi, per prepararsi, ci sono dei corsi idonei. In Artedo, guidiamo gli insegnanti verso la scoperta delle risorse creative. È la nostra mission di estrazione artiterapica.
A parte il fatto che poi sono tutte attività esperienziali che piacciono, che fanno star bene. E la dimensione creatività è strettamente collegata con il benessere. Bisogna star bene con se stessi per star bene con gli altri. Quanto incide il malessere sull’efficacia degli insegnanti? Anche questo è un fattore da considerare.
Tanti insegnanti, nel corso di attività creative con me nel Metodo Autobiografico Creativo, sono venuti da me a sussurrarmi all’orecchio: “Mi è venuta un’idea per la lezione di informatica di domani.” Vuol dire che funziona! Ma, come sempre, per apprendere nuovi modi di fare, bisogna mettere in moto la volontà di andarseli a prendere. E, quindi, bisogna mettersi in gioco.
Sulla formazione online
SA: I corsi online sono una buona soluzione?
SC: I corsi online servono per apprendere le basi teoriche e acquisire idee, osservano le attività svolte. Che pure possono essere applicate e replicate. Ma io cerco il modo di fornire un materiale infinito. Che è tale solo se si autoalimenta grazie alla creatività del suo ideatore. Perché bisogna ideare sempre nuove attività. Per questo, a chi ha tempo, oltre a documentarsi da casa, consiglio una formazione esperienziale in una qualunque delle sedi di Artedo. O in altri corsi che stimolino la creatività.
Il Metodo Autobiografico Creativo
SA: Conosco abbastanza bene il Metodo Autobiografico Creativo: consiglio agli insegnanti di farvi riferimento per far emergere quella parte di se stesso che l’insegnante ancora non conosce e che può essere utilizzata, oltre che per avere nuove idee creative da usare in classe.
SC: Posso dirti che il Metodo Autobiografico Creativo, che ho fondato e scritto, è uno dei più efficaci per osservare le intelligenze multiple al lavoro, per esplorare le risorse creative, ideare soluzioni ed accrescere l’intelligenza emotiva, grazie al dialogo interiore che attiva la creatività. Ma vanno bene anche altre attività in forma di gioco, pratiche creative legate al mondo dell’arte, delle arti terapie.
Sono tante le attività che aiutano ad incontrare le emozioni.
In fondo, serve questo, in qualunque modo venga fatto:
- meditazione,
- attività artistiche consapevoli,
- pratiche arti terapiche,
- il lavoro con il metodo autobiografico creativo,
- quello sulla narrazione,
- sulla scrittura creativa.
Serve tutto ciò che possa aiutare a sviluppare, a risvegliare quelle risorse che tutti abbiamo avuto da bambini ma che con il tempo abbiamo perduto e che, all’improvviso, si rivelano a noi come quelle “basi fondamentali” a cui ritornare per valorizzare e portare al successo la relazione educativa.
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