Avere lo sguardo costantemente rivolto verso l’esterno è tipico di una precisa fase della vita dell’individuo o di persone che, superata quella fase, perseverano nella loro rigidità senza mai mettersi in discussione. Persone con una struttura di personalità così fatta sono governate dall’Io e possono essere definite come “persone senza ombra”, concetto con cui Jung indica l’individuo più frequente, quello che “vaneggia di essere solo ciò che preferisce sapere di sé”. Tali persone sono poco inclini al cambiamento (cioè, non sposano le ragioni intime del cambiamento a cui si adattano malvolentieri e perché viene loro imposto) e facili a rompersi, normalmente orientate a sviare l’attenzione da sé e ad attribuire agli altri le cause dei propri insuccessi.
Una mente aperta
Per contro, le menti più aperte caratterizzano le persone centrate, capaci di dialogo interiore costruttivo, equilibrate, consapevoli, dotate di autocontrollo. Esse ammettono la complessità del proprio essere, intimo e profondo, e riescono più facilmente a trovare soluzioni idonee in tutte le fasi della vita che richiedano un adattamento.
Queste ultime sono le persone che hanno scoperto l’esistenza di una regia occulta guidata dal Sé, le stesse che oggi definiamo “capaci di elevati livelli di intelligenza emotiva”. Chi, infatti, riesce a vedere al di là del proprio Io sviluppa la capacità di vedere oltre in tutte le esperienze della vita, dal dialogo con se stessi all’incontro con gli altri.
Possiamo perfino definire la capacità di vedere oltre come la sintesi del processo di individuazione che definiamo di “crescita personale”. Processo che ha un senso solo perché parte dal principio dell’esistenza di una pluralità di aspetti compresenti nella natura umana, molteplicità che risiede nell’inconscio e che parla alla persona e della persona attraverso le immagini con cui esso si esprime.
La voce del profondo
La coscienza però tende a non ascoltare la voce del profondo, perché ne ha paura. Così, la ignora e ritarda il processo di individuazione: l’Io si afferma con la formazione personale, la ricerca del successo, il perseguimento della ricchezza e del benessere esteriore. Quando arriverà il momento, lo sguardo della persona, inizialmente rivolto all’esterno, si volge verso l’interno, a osservare, incontrare e ammettere come vere tutte le immagini che sintetizzano la complessità dell’essere.
Naturalmente, affinché quelle immagini si svelino, esse devono dapprima essere nascoste. Diversamente, non ha senso e non è possibile alcuno svelamento.
Immagini come monumenti
Le immagini, cioè, devono sorprendere l’individuo, perché egli possa condurre un’indagine efficace intorno alla propria vita. Per questo le definisco anche Monumenti dell’Anima, perché sono le pietre miliari dell’esistenza che meritano di essere ricordate.
Ecco che ha inizio il processo di crescita personale, anche se per molte persone non si completerà mai. Queste immagini possono sembrare contraddittorie, senza tuttavia esserlo. Ma altro non sono se non l’espressione della pluralità degli aspetti dell’essere (persona e ombra, anima e animus, amore e morte, luce e buio) che coesistono in ognuno di noi.
Per questo, Jung individua il centro della personalità nell’inconscio e la sua manifestazione nelle immagini da cui esso è popolato e che la creatività aiuta a far emergere.
Creatività e immagini
Allora, incontrare le immagini, spontaneamente prodotte nel processo creativo, equivale a incontrare il Sé nel processo che porta alla crescita personale più autentica, alla presa di consapevolezza delle emozioni e al rinforzo delle capacità relazionali che si fondano sulla sintonia empatica con l’altro.
Con questo incontro, si riduce l’ampiezza dell’inconscio rispetto alla coscienza. Se, infatti, prima dell’individuazione l’inconscio appare molto più ampio della coscienza, riconoscendo i contenuti del primo, attraverso le immagini, e accedendo al Sé, il centro della personalità complessiva, gli ordini di grandezza si invertono: i contenuti dapprima sconosciuti e inconsci vengono portati al livello di coscienza e nasce l’autoconsapevolezza, preludio alla consapevolezza sociale.
Autenticità e benessere
È così che si diventa autentici, che si rinuncia a opporre agli stimoli dell’ambiente l’immagine sociale, la maschera, perché finalmente l’Io si aggancia saldamente (e si fonde) all’Anima (al Sé) e sponsorizza l’armonia della personalità. Armonia da cui dipende il benessere.
Quello che caratterizza, dunque, il processo di individuazione e di crescita personale è guardarsi dentro ed entrare in relazione con i molteplici aspetti che vi si incontrano, sotto forma di
- figure,
- personaggi e
- immagini.
Se questo non accade, è molto facile che, davanti alle provocazioni dell’esterno, la persona attivi una risposta reattiva dettata dal narcisismo, con l’aggressione all’altro, o depressiva, con il senso di colpa, per la sensazione d’inadeguatezza rispetto alle intenzioni.
La società contemporanea, va detto, è, purtroppo, evidentemente più incline a quest’ultimo, diffuso e preoccupante atteggiamento.
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