L’esclusione o la marginalizzazione di momenti da destinare alla formazione emozionale è, come rilevato nell’esperienza comune e dimostrato (in relazione ai risultati dell’apprendimento) dalle recenti indagini OCSE, un indicatore negativo nelle politiche scolastiche che, in parte, spiega molti dei comportamenti disfunzionali dei nostri studenti: chiusura in se stessi, stati d’ansia, depressione, deficit dell’attenzione e difficoltà di concentrazione. Ecco che si richiedono strumenti in uso agli educatori e agli insegnanti per associare la didattica tradizionale e strumenti altri che permettano di agire, contemporaneamente, anche sull’educazione affettiva.
L’importanza dell’educazione emotiva
Sempre più spesso, i nostri studenti
- agiscono d’impulso, senza riflettere;
- sono nervosi;
- si arrabbiano per ragioni futili;
- reagiscono con aggressività;
- trattano gli altri con cattiveria;
- disobbediscono in famiglia;
- non rispettano le regole;
- hanno difficoltà nel lavoro di gruppo.
Queste manifestazioni di disagio si presentano già nei primi anni della scuola primaria e, in assenza di uno spazio per l’educazione emotiva, plasmano adolescenti (prima) e giovani (poi) immaturi. Tali aspetti incidono negativamente sul successo formativo, piuttosto alimentando
- disaffezione allo studio,
- abbandono scolastico o
- forme, più o meno eclatanti, di bullismo, sia nei corridoi delle scuole che sul web.
I vissuti personali dei ragazzi che incorrono in questi comportamenti sono spesso emozioni di rabbia e sentimenti di sfiducia e frustrazione a cui, tuttavia, essi stessi non riescono a dare un nome. Così, l’analfabetismo emozionale crea incapacità di
- modulazione degli stati d’animo,
- autogoverno e
- regolazione dei comportamenti sulle possibili conseguenze dei gesti che compiono senza riflettere e con preoccupante cecità.
Serve, dunque, un’educazione emotiva per costruire un’educazione ai comportamenti e alle relazioni. In assenza, il congruo accesso agli altri è impossibile.
Sviluppare l’intelligenza emotiva
L’educazione emozionale, infatti, come competenza che prelude allo sviluppo dell’intelligenza emotiva, del bambino prima e dell’adulto poi, ha come obiettivo la consapevolezza e la padronanza di sé che sono una premessa alla capacità di auto-motivazione, di empatia e di abilità nelle gestione delle relazioni sociali.
Pur vivendo in un’epoca difficile, il dato confortante è che questa competenza è innata solo in parte e può essere appresa a tutte le età. Benché iniziare fin da piccoli riservi evidentissimi vantaggi.
I bambini che, con l’aiuto di genitori e insegnanti, imparano a gestire le proprie emozioni e a controllare gli istinti, infatti, tollerano meglio le situazioni stressanti, imparano a comunicare meglio gli stati emozionali e sono in grado di sviluppare relazioni positive con la famiglia e gli amici, ottenendo risultati scolastici migliori che saranno, a loro volta, fattori predittivi di successo nella vita.
Da ciò deriva la straordinaria importanza del lavoro di educatori e docenti, soprattutto in età evolutiva.
Accanto alla didattica curricolare
Questo vuol dire che si dovrebbe “prendere tempo” alla didattica curricolare? Affatto. Occorre, piuttosto, affiancare la cultura delle emozioni, del rispetto, della fiducia alle materie che i ragazzi studiano abitualmente in classe.
Nascono così, ad opera della Prof.ssa Rosa Liccardo e della Dr.ssa Raffaela D’Alterio, Pedagogista Clinico, i primi testi scolastici che diventeranno una guida per gli insegnanti e un efficace strumento di apprendimento per i ragazzi e le famiglie. Apprendere con le emozioni, infatti, aiuta a far propri i contenuti, a crescere in armonia e a creare nuovo sapere, utile per la vita di ognuno.
Bene. Questi testi risolvono la domanda che in molti colleghi pongono: “Come faccio per agganciare l’educazione emotiva alle normali necessità del curricolo?” Ecco, allora, gli strumenti.
L’idea di investire in un progetto sull’“Intelligenza emotiva in classe”, nata dalle riflessioni delle autrici che hanno studiato il modo di abbinare l’educazione emotiva allo studio delle materie curricolari, trova riscontro nella volontà delle Edizioni Circolo Virtuoso di Lecce che hanno creduto nella realizzazione dei primi volumi per l’educazione emotiva a scuola. In tal senso, introdurre l’ora di intelligenza emotiva in classe (come auspicato nella mozione parlamentare sul tema) si traduce nello svolgimento della consueta lezione frontale in un laboratorio di apprendimenti che integrano la conoscenza delle emozioni allo studio delle scienze, della geografia, della grammatica, dell’educazione civica, stradale, ambientale, artistica ecc..
La strana magia del cugino Pino
I testi, presentati alla Camera dei Deputati il 31 Luglio 2019, introducono il percorso di alfabetizzazione emotiva nella scuola primaria attraverso la lettura di una fiaba, linguaggio congeniale allo sviluppo mentale del bambino, che diventa la guida, sia per l’insegnante che per l’alunno, per un apprendimento integrato.
Le domande-guida presenti nel testo hanno la duplice funzione di supportare la comprensione della fiaba e di creare in aula uno spazio dialogico, finalizzato a valorizzare il benessere emozionale.
Ad esempio, nelle schede associate al racconto “La strana magia del cugino Pino“, pensato per la fascia di età 7-9 anni, compaiono domande del tipo: “Quando mi sento felice? Qual è il contrario della felicità? Come mi comporto quando sono arrabbiato? Che differenza c’è tra la bugia e l’inganno? Quando hai paura? Qual è il contrario della paura? Mi racconti un tuo atto di coraggio? Chi erano Paolo Borsellino e Giovanni Falcone?”
Si parte da una fiaba
Il bambino che legge la fiaba e la interpreta con l’aiuto dell’insegnante ha così la possibilità di rileggere e analizzare le sue emozioni, di verbalizzarle (arricchendo il suo vocabolario), disegnarle, colorarle, farne un ponte verso un altro sapere, ampliarne l’esperienza in maniera autonoma oppure attraverso la condivisione ed il confronto col gruppo classe.
In tal modo, egli impara ad osservare se stesso ed a
- riconoscere i propri sentimenti;
- costruire un vocabolario personalizzato delle emozioni;
- esplorare le emozioni attraverso il resoconto verbale di episodi vissuti e attraverso laboratori creativi.
Pian piano, inizia ad individuare le principali espressioni dell’esperienza emotiva, impara a distinguere la paura, la felicità, l’orrore, la tristezza, l’imbarazzo o la vergogna e soprattutto comincia a nominarle col giusto nome e a comprendere anche le emozioni, i sentimenti e le preoccupazioni degli altri, sviluppando l’ empatia attraverso
- il dialogo,
- il confronto,
- la collaborazione e
- la condivisione di attività e di momenti di riflessione con il gruppo dei pari.
Il tutto inframmezzato da approfondimenti disciplinari e da nuovi contenuti di forte valenza sociale che raramente si trovano tra le pagine dei libri di testo.
Dal mio punto di vista, questo è lo strumento giusto per risollevare le sorti della nostra società. A partire dalla scuola.
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