Tempi malati, relazioni fragili. Niente dialogo. Poche prospettive e relazioni pret-à-porter che si dissolvono nel nulla. In un’epoca degenerata, in cui lasciarsi e odiarsi è fin troppo facile, restare insieme, amici o semplicemente connessi appare davvero un atto eroico. Il motivo è che siamo posseduti dal demone dell’egoismo che distoglie dall’alterità, dall’attenzione e dal rispetto. Per questo, non possedendo più uno spazio interiore per l’altro, ci sentiamo implicitamente autorizzati a sottovalutare il peso delle parole e dei gesti che mortificano e relegano l’umanità nel baratro della più profonda solitudine. Continua, dunque, con una finestra sul mondo delle umane interazioni, il viaggio che abbiamo già intrapreso nel mare magnum della fragilità. Tratto da “Le parole che ci salvano“, la mia conferenza ispirata al libro omonimo di Eugenio Borgna.
Le relazioni sono fragili
Le relazioni sono fragili per definizione. Vivono di attese, ancorate ad un porto insicuro da cui, ormai troppo spesso, navi attraccate l’una accanto all’altra prendono, all’improvviso, rotte differenti. È così come accade nella vita di ognuno di noi, accade spesso che le cose cambino, perché le persone prendono strade differenti, diventando, così, improvvisamente estranee tra loro.
E benché non si sappia se ciò sia provvisorio o definitivo, questa intrinseca condizione della vita umana porta con sé tracce della sua ineffabile fragilità.
Eppure le amicizie posseggono il dono di un dialogo senza fine che continua anche quando le persone non si incontrano e non parlano tra loro. Quando due persone amiche si incontrano, d’improvviso si cancella il silenzio del tempo trascorso lontani. E l’assenza viene immediatamente rimossa e azzerata. Ecco come si ricostruisce un dialogo solo apparentemente perduto ma mai, in realtà, interrotto.
Il tempo dell’amicizia e dell’amore
Questa bellezza, però, stride con la fragilità stessa dell’amicizia. Il nostro è il tempo degli eccessi, delle dicotomie, degli opposti che coesistono. Un tempo schizofrenico in cui si è troppo amici e perfetti sconosciuti in un alito di vento. Amore e odio che convivono e che si reggono nell’invisibile equilibrio di relazioni delicate e fragili. E che si rompono facilmente.
Il tempo interiore delle persone amiche, però, non dovrebbe dilatarsi mai. Né deformarsi, slabbrarsi e nemmeno incrinarsi, nonostante le interruzioni del tempo dell’orologio della vita. Il tempo delle relazioni vere è come quello degli innamorati ma solo molto più dilatato. Dentro c’è il linguaggio del silenzio che va capito, perché ritorni ad essere linguaggio della parola. Serve restare vicini di cuore perché il tempo interiore tra le persone amiche coincida finalmente e azzeri la distanza.
Le amicizie sono fragili perché sono esposte alle ferite della stanchezza, della noncuranza, della disattenzione, dell’orgoglio, della preoccupazione, delle influenze esterne. Del silenzio percepito come vuoto, che è prima di tutto un vuoto interiore, da cui riemerge solo l’io. E’ lì, infatti, che si nasconde e germoglia il seme del male di vivere di questo mondo.
Riconoscersi e riconoscere
Riconoscersi dai volti, dai sorrisi cancella, per contro, la solitudine percepita. Il linguaggio dei volti riprende possesso di quello spazio e di quel tempo che coincidono, che si riflettono attraverso gli occhi e gli sguardi delle persone amiche. Ma neppure quando si è uno di fronte all’altro le relazioni funzionano (per fortuna non è una regola!). Perché questo implica essere in empatia con l’altro, riconoscerlo e riconoscere la sua unicità. Ma nel tempo della stupidità emotiva (come contrapposizione all’intelligenza emotiva),
- conoscere se stessi è privilegio di pochi e
- intrattenere relazioni felici una virtù.
Servono amore e dialogo al nostro tempo: dialogo del silenzio e dialogo della parola. Indifferentemente. Per questo, non bisognerebbe dimenticare mai che il silenzio nella relazione, il silenzio nell’amicizia, è già un silenzio pieno di parola e pieno di senso, di significati. Giammai un’assenza in cui ci perdiamo gli altri e, in fondo, un pezzo di noi stessi.
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